Formatosi nell’insegnamento dei Bibiena, Giuseppe Antonio Landi trova una propria ed originale via di interpretazione della architettura, consapevole, anche in un paese così lontano dalle fonti europee, dell’evoluzione dei modelli nel corso del secolo.
I punti di contatto tra l’architettura pombalina, maturata dopo il 1755, e l’opera di Landi si manifestano non tanto dalla diretta influenza di Lisbona quanto nella comune fonte di ispirazione dell’arte italiana già assimilata nell’arte portoghese nel periodo pre-terremoto.
La sua permanenza di tre anni a Lisbona ed in seguito il contatto con una realtà culturale e artistica completamente differente dall’altra parte dell’Atlantico ebbero certamente riflessi sulla sua arte in relazione ai gusti dei committenti, alla mano d’opera disponibile ed ai materiali a sua disposizione, riflettendo nel suo lavoro il profondo rapporto con la foresta amazzonica che ha avuto modo di esplorare a lungo.
Le sue opere rivelano la trasposizione di modelli italiani e l’utilizzo di schemi decorativi comuni nell’arte italiana appresi alla Accademia Clementina. La pittura di quadratura (il quadra turismo) con le sue prospettive coprenti interamente gli alzati delle cappelle, caratteristica frequente dell’arte bolognese, le forme stravaganti ricche di elementi architettonici, sembrano essere servite da ispirazione per le composizioni decorative in stucco e legno applicate alle chiese di Belém.
L’attività del Landi spazia dall’urbanistica alla architettura, alla pittura di quadratura, ai progetti per pulpiti, decori, composizioni in stucco, fino agli apparati dell’effimero ed alla organizzazione di feste, alla decorazione di libri, al disegno di mappe.
Dal punto di vista stilistico, le sue opere esprimono, con forte anticipo sui tempi, i segni del neoclassico, quando in altre città brasiliane si sta ancora affermando l’ormai superato e tronfio barocco. Si distacca così nettamente dall’architettura lusitana del periodo rappresentando un interessante fenomeno nella storia dell’arte del Brasile.
Landi è assoluto protagonista, da architetto e soprattutto scenografo, della riforma urbana della città di Belém trasformandola nella capitale culturale dell’ Amazzonia.
Egli ne disegna lo scenario sul fiume Guamà, progettando e realizzando il centro rappresentativo del potere politico, religioso e militare. Ingentilisce i palazzi e le chiese con la semplificazione dei caratteri compositivi.
L’accademico Marcello Oretti alla fine del Settecento ricorda che Giuseppe Antonio Landi: “ Intagliò in rame cioè un libro col titolo, Raccolta di alcune facciate di Palazzi, e Cortili dei più riguardevoli di Bologna. In Bologna nella Stamparia di Lelio della Volpe dedicate al Signor Senatore Ascanio Orsi”. Questa è la sua prima opera realizzata probabilmente dopo il 1743 poiché nelle avvertenze ai lettori, rende omaggio alla memoria del suo maestro Ferdinando Bibiena, morto a quella data.
Anche la nota dell’Assunteria dell’Istituto di Scienze e Arti, datata 1747, per la nomina di Landi tra gli accademici del numero riporta come: “Questo è disegnatore d’Architettura et architetto, et ha posto alle stampe pochi anni fa disegni d’architettura molto esatti…”.
In effetti Landi sarà conosciuto a Bologna piuttosto nella sua qualità di disegnatore che di architetto ed è nelle prime funzioni che viene reclutato per la spedizione nella colonia del Brasile. Le parole di Giampietro Zanotti, biografo degli accademici, elogiano le sue abilità “..che egregiamente disegna e che può chiamarsi il diletto suo…”.
La sua attività di disegnatore e incisore comprende un discreto numero di lavori diversi dei quali si trovano alla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna. Molti di questi dovevano fare parte della pubblicazione di un secondo volume di chiese e palazzi “…tutte con le sue piante, con gli spaccati, I profili, e le facciate ancora, non solamente delle fabbriche, che sono in Città, ma di quelle sparse nel Territorio, ove molte, se ne veggono delle antiche bellissime ”.
Un’altra raccolta di incisioni è compresa nel volume”Disegni di architettura trati per lo più da fabbriche antiche e intagliate da G.L. ”, senza data, con una rassegna di nomi illustri della architettura italiana dei secoli XVI e XVII tra i quali Raffalello, Michelangelo, Palladio, Vignola, Domenico Tibaldi, Floriano Ambrosini, Camillo Arcucci, Giovanni Battista Crescenzi, Pietro da Cortona, Bernini, Borromini ed ancora uno dei suoi maestri Francesco Bibiena.
Sempre di Landi sono poi le incisioni della chiesa Metropolitana di Ravenna nella ricostruzione dell’architetto Gianfrancesco Buonamici, di cui viene stampata la prima parte nel 1748 e la seconda dopo la sua partenza nel 1754.
Alla National Art Gallery di Washington si conserva un piccolo album di “ Alcune prospettive disegnate ed intagliate da Giuseppe Antonio Landi e dal medesimo dedicate alla gloriosa Madre Sant’Anna sua particolare avocata ” nel quale ricorre anche alle rappresentazioni scenografiche della “scena per angolo” teorizzata da Ferdinando Bibiena.