Giuseppe Antonio Landi, il Bibiena dell'Equatore - La misura dell'Eldorado. Vita e imprese di emiliano-romagnoli nelle Americhe
 
Giuseppe Antonio LANDI il Bibiena dell'Equatore
  1. Torna alla homepage del sito
  2. Vai alla pagina della mappa del sito
  3. Versão Brasileira
Non ti meravigliare, o Studioso di Architettura, che agli egregi modelli di tanti chiarissimi maestri, che qui ti porgo, io n'abbia aggiunti alcuni miei, perché io l'ho fatto, non certamente perché io estimi che sieno degni di tal confronto, ne che possan giovarti, ma perché tu vegga, che quella strada, che agli altri addito, quella è che io cerco, e ch'io giudico la migliore. Così sapessio io per ella avanzarmi, ma non avendo a ciò forza bastante, godrò di vedere, che tu lo faccia, onde possa sperarsi, la mercè de'tuoi studi, che l'Architettura ricoveri finalmente l'antica gloria. Vivi felice. (Dedicatoria di Antonio Giuseppe Landi agli studiosi di architettura in Disegni di architettura tratti per lo più da fabbriche antiche ed intagliate da Giuseppe Landi)
 
Progetti eseguiti a Bologna
Inizio dei contenuti della pagina
Sei in: Home » Biografia » Gli anni bolognesi

Gli anni bolognesi

Giuseppe Antonio Landi, nasce a Bologna, nel capoluogo emiliano, il 30 ottobre 1713 da Carlo Antonio Landi, dottore in Filosofia e Medicina e docente di Logica e Filosofia all´Università, e da Antonia Maria Teresa Guglielmini.
Il Registro di Battesimo dell’Archivio Arcivescovile di Bologna, doc.n°247, in data 30 ottobre 1713 riporta: “Antonius Ioseph, filius illustrissimi et excellentissimmi Domini Antonij Landi, Philosophie et Medicinae Doctoris ac Lectoris Publici, et illustrissimae Dominea Antoniae Mariae Theresiae Gulielmini eius uxoris; natur heri nocte hora VII ½ sub parochia S.Leonardi, batisatus ut supra. Compater illustrissimus et excellentissimus Dominus Iohannes Marcus Bigatti “.

E’ il secondogenito di cinque fratelli e una sorella. Nella casa natale in via Broccaindosso al n° 51 (anticamente n°737), tuttora esistente, vive fino ai 15 anni. Nel 1728 la famiglia si trasferisce in una casa di via dei Vitale (oggi via Guido Reni al n°3). Dal 1746 al 1747 ritorna a vivere in via Broccaindosso nella casa vicina a quella natale.
A partire dal 1730, Landi inizia a frequentare l’Istituto delle Scienze e delle Arti di Bologna, conosciuto come Accademia Clementina, dove si forma come Maestro in Architettura e Prospettiva. La sua attività artistica è influenzata da Fernando Galli Bibiena di cui fu allievo prediletto. Negli anni ottiene il riconoscimento di diversi premi istituiti dal fondatore dell’Accademia, Luigi Ferdinando Marsili, per i giovani meritevoli. Nel 1732 vince il premio di seconda classe in architettura con il disegno di una “Porta di un tempio magnifica e nobile “; nel 1736 il premio di prima classe di architettura dal tema “La facciata di una porta nobile di ordine dorico,e con la sua pianta di profilo, e prospettiva” .

Nel 1738 Ferdinando Bibiena avanza la proposta di aggregare il suo allievo tra gli Accademici del Numero, i quaranta maestri che guidavano l'Accademia Clementina.
In alcune note a margine di una copia della Storia dell’Accademia Clementina pubblicata nello stesso 1738, Giampietro Zanotti, segretario dell’Accademia, ci lascia un ritratto del Landi tracciando il carattere e il profilo psicologico: “Questo Landi è un matto il più spropositato che sia al mondo, insomma matto, e poi matto. Ora è nostro accademico e ha fatto un poco più di giudicio…Nessuno certamente è più innamorato dell’arte sua di quel chi egli il sia, ne la studia più fondamente. Gli si può presagire buona fortuna, e la merita perché gli è onestissimo, piacevole poi, e buffone grazioso quanto può dirsi, ma sempre con saviezza e rispetto…”.

Ancor prima di essere effettivamente nominato tra gli Accademici, nel 1741 Landi sarà direttore della scuola di Architettura con Stefano Orlandi, Pietro Scandellari e Giuseppe Civoli; e di nuovo , nel 1745, verrà nominato direttore, con Stefano Orlandi, Giuseppe Orsoni e con Carlo Sicinio Galli Bibiena, figlio di Francesco, che qualche anno dopo, nel 1752, sarà con lui a Lisbona.
Due anni dopo, nel 1747, il suo nome viene proposto all'approvazione dell'Assunteria di Istituto e del Reggimento, l'organo di governo che si occupava dell'Istituto delle Scienze e dell'Accademia Clementina, per l'aggregazione tra gli Accademici del Numero.
Il 4 febbraio 1748 viene registrata negli Atti l'approvazione ed infine nel 1749 Landi compare tra gli Accademici del Numero; nello stesso anno figura ancora tra i direttori della Scuola di Architettura, con Carlo Bibiena, Prospero Pesci e Giacomo Monari. Nello stesso anno è nominato come componente della commissione, formata anche da Carlo Bibiena, Giuseppe Civoli, Ercole Lelli, Alfonso Torreggiani e Giuseppe Orsoni, che, su richiesta di Francesco Dotti, esprime il proprio parere sul rifacimento da questi eseguito della cupola di S. Pietro a Roma.

L’ attività di Landi è vasta e molteplice, respirando il clima culturale della sua città. Bologna era in quel tempo la capitale della pittura illusionistica d’architettura.

Tecnici specializzati dipingevano le facciate dei palazzi con una tecnica nuova per renderli più sorprendenti e sontuosi. Fondali dipinti sui muri, finte prospettive nei giardini, decorazioni teatrali ed effimere: un'architettura d'inganni che assecondava la voglia di stupire tipica dell'epoca. Landi era tra i migliori maestri di questa arte creando fantasie e spazi immaginari. Abile nel disegno e nell’incisione, a Bologna disegnava chiese e palazzi, cortili, archi trionfali dedicati al Papa ed i progetti di forte influsso scenografico per il rinnovamento delle porte urbane.

Nel 1747 è incaricato del completo rifacimento della chiesa degli Agostiniani a Cesena, anche se la questione della effettiva paternità del progetto non è risolta con certezza; la sua proposta ottiene l'approvazione di Luigi Vanvitelli, interpellato nella sua qualità di architetto pontificio.

Il 14 giugno 1750 Landi, all’età di 37 anni, partecipa all’ultima riunione della Accademia Clementina. In quest’anno giunge infatti a Bologna frate Joao Alvares Gusmao alla ricerca di tecnici per formare la Commissione portoghese per la delimitazione delle frontiere con la Spagna nella colonia del Brasile.

Architetto affermato e cattedratico di prestigio, le sue fantasticherie lo avrebbero ben presto portato lontano da Bologna, decidendo di partecipare come disegnatore di carte geografiche e di soggetti naturalistici, alla spedizione portoghese di esplorazione ed occupazione del bacino amazzonico.